Quando serve una PSICOTERAPIA.
Bisogna sfatare una convinzione purtroppo ancora abbastanza diffusa, che considera “ malata” la persona che si rivolge allo psicologo.
Se hai una preoccupazione, la tua vita interiore non è più serena, hai problemi, hai delle cose che non vanno.
– Hai delle difficoltà psicologiche.
-Ti senti depresso, sei disperata.
-Oppure soffri di fobie, di ossessioni, di blocchi che ti limitano.
–Può darsi che soffri di Ansia o di attacchi di Panico.
-Sul lavoro sei vittima di mobbing.
–Hai subìto un trauma, un abuso sessuale, un incidente, un‘ aggressione e non riesci ancora a liberare la mente.
-Se hai una crisi di coppia, problemi in famiglia, con i figli o con le famiglie d’ origine.
–Non vivi più in tranquillità e non riesci più a goderti la vita e ad essere felice.
La Psicoterapia può aiutare. Non c’è nulla da vergognarsi rivolgersi ad uno psicoterapeuta.
In passato, in certe situazioni, può darsi che hai cercato invano la soluzione, ascoltando consigli e suggerimenti di esperti o presunti tali.
Ti sei accontentata delle parole dell’amica o degli amici, sottoponendo il problema alla parrucchiera di fiducia, per l’occasione valida consigliera in materia, ”perché anche lei è passata per la stessa esperienza”, oppure all’ estetista “perché il contatto con la gente la rende un po’ “psicologa “.
Magari circondati da parenti vari che dicono “devi reagire, non hai bisogno dello psicologo c’è la puoi fare benissimo da sola”.
Ma solo quando abbiamo provato di tutto, quando ci ritroviamo impotenti e anche depressi, perché il nostro disagio è ancora lì, allora ricorriamo alla psicoterapia.
Con queste contraddizioni, con questi dubbi entriamo nel percorso terapeutico.
Mentre ci incamminiamo chiediamo a noi stessi cosa potrà aggiungere uno psicoterapeuta alle cose che ci hanno sempre ripetuto tutti e che sappiamo già.
Questa è una resistenza, un tentativo di ridimensionare, di vanificare qualsiasi possibilità di uscire dal disagio. Una paura del cambiamento.
Quindi si giunge sulla soglia di uno Studio, caricando il percorso terapeutico di aspettative di gran lunga superiori a quelle che possiede, e questo non perché “l’aiuto psicoterapico non serve a molto” ma perché le aspettative sono inadeguate,diverse o superiori riguardo ai nostri autentici bisogni.
La mente è come un immenso computer. Il software mentale può avere bisogno di specialisti programmatori.
Condizionamenti del passato o i traumi sono software patologici che avvengono nel corso della vita. Questi durano anche una vita, non vanno via col tempo e non si riparono da soli.
Il pregiudizio che chi va dallo psicologo è un “esaurito”, “un debole”, un malato mentale”, va visto come il retaggio di un’ancestrale paura ed ignoranza nei confronti della malattia mentale. E’ un pre- giudizio: un giudizio dato prima.
La psicoterapia non è una semplice chiacchierata fra amici, ma un lavoro che va direttamente a rimuovere i problemi, a desensibilizzare la sintomatologia, a rielaborare, a modificare le convinzioni distorte, a riequilibrare e armonizzare gli emisferi e imparare nuove capacità di Problem Solving.
La capacità di rivolgersi ad uno psicoterapeuta in un momento di bisogno, il saper chiedere aiuto è indicativo di un grado di evoluzione e consapevolezza che fa la differenza tra chi sa e chi non sa, ma si permette di giudicare.
Rivolgersi a figure professionali qualificate è il primo passo per un cammino di stima e rispetto verso noi stessi.
La psicoterapia è un viaggio. Qualunque sia il punto di partenza è un viaggio verso un paese straordinario e affascinante: Noi Stessi.
Come autentici viaggiatori bisogna partire con l’umiltà di chi non sa. Bagaglio leggero, disponibilità a liberarsi dalle zavorre, desiderio di aprirsi alla crescita e al cambiamento, anche se si è in compagnia della paura, sempre presente quando si è in cammino verso territori sconosciuti.
Pensare che ogni persona, amica o conoscente può dare comunque anche dei buoni consigli è riduttivo e inutile. Un aiuto non vale l’altro.
E soprattutto un consiglio, una pacca sulle spalle, un invito amichevole a non pensare al problema, o uno sprono a darsi da fare è del tutto inutile quando le cause sono inconsce e sconosciute.
Magari anche un po’ con la paura di strutturare una dipendenza che non ci libererà dallo psicologo.
Siamo perplessi, increduli, spaventati, con il timore che saremo condotti a fare cambiamenti e cose che non vogliamo fare.
E, infine, forse c’è anche la paura di poter risolvere il problema, ma preoccuparci del nuovo, perché finora intorno al problema abbiamo adattata la nostra vita. Se ciò dovesse verificarsi, cosa ne sarà di noi?
Se all’improvviso venisse a mancare quella forma di controllo, sia pure malato, che la problematica aveva garantito alla nostra vita? In fondo il problema lo conosciamo bene, ma la libertà da esso che cosa sarà e dove ci porterà? Cosa ne faremo di quella libertà che avremo conquistato?
Lo psicoterapeuta ci accompagna, fa del nostro viaggio il suo cammino. Sarà un compagno che ci aiuta a comprendere ciò che non è possibile capire, ci incoraggia ad accettare la paura, ad allontanare il giudizio da ciò che scopriremo di noi stessi, a rivelarci la meraviglia dei nostri paesaggi interiori.
Non sarà lo psicoterapeuta ad imporre il passo né a decidere la meta. Non combatterà le nostre battaglie, ma ci passerà le armi.
Non giudicherà e né criticherà le nostre difficoltà e il nostro modo di pensare. Considererà la nostra vita nè bella né brutta,nè giusta e nè sbagliata, ma semplicemente Nostra e, in quanto tale, unica e degna di attenzione e accoglimento.
Non ci darà la soluzione, ma farà in modo che ognuno riesca a trovare dentro di sè “come fare”.
La nostra sarà” un’alleanza terapeutica”. Saremo noi a decidere il percorso, noi a scegliere la destinazione e il paesaggio da visitare tra i tanti possibili.
Chi non ha mai avuto bisogno di una guida! Perfino Dante, si fece accompagnare da Virgilio nella sua discesa negli inferi.
Il sommo poeta nella “Divina Commedia” ci dice “ fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza”.
Ciò sta a significare che la consapevolezza e la conoscenza sono la base di qualsivoglia percorso umano, e a suggerire che un tale cammino è meglio che si compia in compagnia di una guida che ci conduca negli inferi, ma con in tasca il biglietto per il ritorno.
Quando c’è bisogno di Psicoterapia
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